Caratteristiche cliniche ed elettrocardiografiche dei pazienti con intervallo QT corto


La sindrome del QT corto è uno dei disturbi sottostanti connessi con la fibrillazione ventricolare. Tuttavia, la precisa implicazione prognostica di un intervallo QT corto rimane non ben definita.

Lo scopo di uno studio è stato quello di valutare la prevalenza e la prognosi a lungo termine nei pazienti con un intervallo QT più corto del nomale in una ampia popolazione ospedaliera.

E’ stato esaminato un database costituito da 114.334 pazienti.

Un totale di 427 pazienti ( età media 43.4 anni ) aveva un intervallo QT corto con una predominanza maschile di circa 1.2 volte superiore ( 234 uomini ).

L'intervallo QT corretto ( QTc ) era significativamente più lungo nelle donne che nei pazienti di sesso maschile ( 363.8 vs 357.1 ms, p inferiore a 0.0001 ).

La prevalenza età-specifica dei pazienti con intervallo QT corto era bifasica, con un picco tra i pazienti giovani e anziani.

La fibrillazione atriale e la ripolarizzazione precoce erano complicate con un intervallo QT corto in 39 ( 9.1% ) e in 26 ( 6.1% ) pazienti, rispettivamente.

E’ stato possibile valutare la prognosi di 327 pazienti ( 182 uomini, età media, 46.4 anni ), con un intervallo QT corto ( follow-up medio: 54 mesi ).
Durante il follow-up, 2 pazienti, uno dei quali aveva ripolarizzazione precoce, ha sviluppato eventi minaccianti la vita, a differenza di 6 pazienti che sono morti per cause non-cardiache e non avevano ripolarizzazione precoce.

In conclusione, la prevalenza di un intervallo QT corto ha mostrato una leggera preponderanza maschile e una distribuzione bifasica età-dipendente nei due sessi.
Il tasso di complicanze di fibrillazione atriale era più alto nei pazienti con un intervallo QT corto, rispetto alla popolazione generale.
Il risultato a lungo termine ha indicato che la ripolarizzazione precoce in un intervallo QT corto può essere associata a un potenziale rischio di aritmia ad esito fatale. ( Xagena2012 )

Akashi Miyamoto et al, Heart Rhythm 2012; 9; 66-74


Cardio2012



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